Fantiscritti, La cava dentro la montagna. (44° 4' 45" N - 10° 6' 4" E)



Migliaia di anni fa, nel cuore delle Alpi Apuane, si formò un’enorme vena di marmo bianco; era pura, intatta, perfetta. Molti secoli dopo, quella grande e splendida pietra, priva di forme, venne estratta, tagliata, squadrata, incisa e scolpita dalle mani di un grande Maestro per diventare un’opera di incommensurabile bellezza: la Pietà, l’unica scultura firmata da Michelangelo Buonarroti. 

La celeberrima opera di Michelangelo


A Carrara, tra Ravaccione e Fantiscritti, Michelangelo Buonarroti pare abbia trascorso tre anni per scegliere i blocchi di marmo che gli erano congeniali, con essi avrebbe creato i suoi capolavori; statue magnifiche, armoniose e talmente belle e affini alla realtà da sembrare vive. La cava-museo di Fantiscritti si trova nel bacino marmifero di Carrara dal quale proviene il marmo bianco più famoso al mondo. La cava-museo è stata inaugurata il 16 agosto 1987 dopo anni di ricerche di materiale ad opera del sig. Walter Danesi.



Gli interni della cava


La galleria di accesso alla cava


Il nome “Fantiscritti” deriva da un bassorilievo scolpito direttamente sulla parete di una cava lunense di epoca romana nel bacino di Canal Grande raffigurante Ercole, Bacco e Giove come rappresentazione divina di Settimio Severo e dei suoi figli Caracalla e Geta. Datato tra il 203 ed il 212 d.c  fu staccato dalla sua sede nel 1864 ed ora è custodito presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara.  I cavatori che ogni giorno lavoravano in questa valle non conoscendo né la storia romana né la mitologia greca interpretarono le figure come dei bambini che nel dialetto locale erano chiamati “Fanti” (da infanti). I “Fanti” erano “scritti” direttamente sulla parete rocciosa  e da questo, alla vallata fu attribuito il nome di “Fantiscritti”.

Il bassorilievo dei "Fantiscritti"




La vallata era, ed è ancora oggi, un bacino marmifero molto ricco dal quale si estrae un marmo bianchissimo e privo di difetti. Per poter sfruttare meglio le cave, dopo la metà del 1800 si pensò di organizzare il trasporto dei blocchi di marmo progettando una ferrovia per abbandonare il sistema della “Lizzatura” , molto faticoso e pericoloso, che consisteva nel far scivolare enormi blocchi di marmo frenati da cavi e funi lungo un piano inclinato.  

La "Lizzatura" in una foto d'epoca



Fu quindi realizzata “La ferrovia Marmifera Privata di Carrara”. La ferrovia  nacque a partire dall'iniziativa di una società a capitale privato formata dal cavaliere fiorentino Giuseppe Troyse-Barba, dall’allora segretario comunale di Carrara Giuseppe Fossati e dall'ingegnere del Comune di Carrara che nel 1866 ricevettero la concessione per la costruzione. Dopo la morte di Troyse-Barba e la cessione di varie quote di capitale si arrivò nel 1874 alla fondazione della vera e propria “Società della Ferrovia Marmifera Privata di Carrara”.

Il trasporto per ferrovia in una foto d'epoca


 Era una ferrovia a scartamento normale, adibita al trasporto passeggeri e dei marmi ed era un’opera piuttosto ardita che partiva dalle montagne e attraverso numerose gallerie e viadotti (i famosi “Ponti di Vara”) 

I suggestivi "Ponti di Vara"


consentiva di trasportare i blocchi di marmo, del peso di 25/30 tonnellate  dalle cave del comune di Carrara alle zone di smistamento della pianura di Avenza e del Porto di Carrara. 

Il primo progetto esecutivo per la costruzione della ferrovia fu elaborato nel 1869 dagli ingegneri Pietro Ganzoni e Carlo Willy e portò alla realizzazione dei primi due tronchi della ferrovia (20 km in totale) che furono inaugurati il 19 agosto del 1876. Questi due tronchi che collegavano il porto di Marina di Carrara alle pendici dei bacini di escavazione  si raccordavano alla preesistente ferrovia Avenza-Carrara, lunga circa 4,5 km, gestita dalle Ferrovie dell'Alta Italia. 



Un successivo ampliamento verso le regioni di escavazione fu proposto nel 1885 da parte degli ingegneri Sartorio e Leoni. I lavori iniziarono nel 1887 e il nuovo ramo, con la “Stazione di Fantiscritti”  venne inaugurato il 15 maggio del 1890. Con questo ampliamento la ferrovia riuscì ad accelerare notevolmente i tempi di spostamento dei marmi verso il mare e rappresentò la prima alternativa meccanizzata agli antichi metodi di movimentazione dei blocchi, che storicamente venivano trasportati con carri trainati da buoi e con la lizzatura. Il massimo periodo di attività venne raggiunto nel 1923, con circa 500.000 tonnellate di marmo trasportato all'anno su 33 km totali di percorso tra linea e raccordi. La linea ferroviaria operò ininterrottamente fino al 15 maggio 1964, anno in cui il servizio fu soppresso a causa della concorrenza del trasporto su gomma.

Il verso di una poesia scritto su un blocco di marmo da uno sconosciuto cavatore.







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