Tsavo National Park, Kenia. (S 2° 10' 60" - E 38° 25' 0")
Il Parco nazionale dello Tsavo è nato nel 1948 ed è una costituito
da una enorme estensione di territori che si trovano a est di Nairobi, al
confine con la Tanzania.
La strada che da Nairobi porta a Mombasa, dopo aver
attraversato il Parco di Amboseli, arriva a Kimana e da qui comincia il Parco
dello Tsavo che prende il nome dal fiume omonimo che lo attraversa interamente
e che divide il parco in due zone: lo Tsavo Est e lo Tsavo Ovest.
E’ curioso ricordare subito che “tsavo” è un vocabolo di una
tribù di antichi cacciatori locali e significa “macellare”. Il Parco dello
Tsavo si estende per oltre 23.000 kmq.,
se consideriamo anche le Riserve naturalistiche confinanti di Ngai Ndethya e
delle colline di Chyulu. E’ il più grande parco del Kenya perché da solo
rappresenta il 30% delle aree protette dallo Stato. L’altitudine varia e va dai
200 ai 2.000 m . delle cime più
elevate. Lo Tsavo Est comprende in gran parte savana, mentre lo Tsavo Ovest
presenta una maggiore varietà di ambienti e di ecosistemi. Ci sono vaste savane
di terra rossa, con arbusti o decisamente brulle, colline alberate, foreste di
baobab, foreste fluviali, oasi ridenti con sorgenti di acqua, ricche di palme e
di vegetazione locale.
Sul lato più a ovest, poco lontano dal villaggio di Kimana,
si estende il paesaggio conosciuto come “le verdi colline d’Africa” descritto
da Hemingway. La zona collinare interna è stupenda: ci sono colline di origine
vulcanica tutte coperte di fitta vegetazione, tra cui sono riconoscibile
numerosi coni vulcanici. L’altitudine è di tutto rispetto perché alcune montagne
superano i 2.000 metri .
Tra questi c’è il monte Nzaui la cui cima misura 2170 m . Il parco è ben attrezzato
e vengono organizzate escursioni guidate.
Se si ha fortuna, durante l’escursione la guida racconterà alcune delle
numerose credenze popolari e fantasiose leggende che le tribù locali hanno
attribuito a questi posti che, nel linguaggio swahili, sono chiamate del
“diavolo”! E’ possibile anche esplorare a piedi il cratere vulcanico del
Chaimu. E’ interessante poi visitare le Grotte Mataioni: si tratta di corridoi
sotterranei molto lunghi e sovrapposti, che improvvisamente si possono aprire
in ampie grotte con stalattiti. La zona è ben attrezzata con scale e ringhiere
di protezione.
La zona collinare vulcanica non ha corsi d’acqua perenni ma
solo stagionali, oltre a pozze alimentate dalle acque piovane. Invece nella
parte centrale del Parco, ci sono due corsi d’acqua stagionali e due fiumi perenni:
il fiume Tsavo e il fiume Athi, che si trova più a nord. In queste zone - come
anche vicino a Kimana - si organizzano degli avventurosi Rafting sui corsi dei
fiumi, dove si alternano zone di acque calme e rapide travolgenti, ad andamento
stagionale.
La zona centrale del parco è come un dono generoso dei nevai
del lontano monte Kilimangjaro; è la zona più alberata e la vegetazione cresce
rigogliosa grazie ad una fitta rete di fiumi sotterranei, alimentati da
sorgenti rigogliose di acqua cristallina, di tale portata da alimentare
l’acquedotto fino a Mombasa. Nella zona delle risorgive è possibile osservare
una quantità enorme di pesci di ogni dimensione e colore, oltre a volatili e
grossi animali come coccodrilli e ippopotami.
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Gli Ippopotami dello Tsavo |
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Incontro ravvicinato con un grosso esemplare di Coccodrillo |
La presenza degli animali è abbondante in tutto il parco,
per tutto l’arco dell’anno.
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Una mandria di Bufali |
Dovendo scegliere, è preferibile il periodo da
giugno a ottobre e i mesi di gennaio e febbraio. Ci sono gazzelle, impala,
rinoceronti, zebre, leoni, leopardi, babbuini, bufali, zebre, giraffe,
elefanti,
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Un gruppo di giovani Leoni |
La presenza così abbondante di animali è percepita tutto attorno
nell’ambiente: qui ci sono le montagne di terriccio rosso delle termiti, là c’è
la pianta di baobab semi distrutta dagli elefanti, più avanti è sceso uno
stormo di uccelli ad abbeverarsi nello specchio d’acqua e bisogna fermarsi,… Ci
sono oltre 600 specie di volatili e 60 specie di mammiferi.
Nonostante il
divieto assoluto di caccia, il bracconaggio ha purtroppo continuato a
imperversare fino agli anni ’80. Gli elefanti sono stati decimati in nome del
commercio dell’avorio e così pure i rinoceronti, vittime del bracconaggio più
sfrenato e irriducibile.
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Il Rinoceronte nero di Ngulia |
Oggi, alla base delle colline di Ngulia, nella zona
centrale del parco, c’è un’area recintata dove sono stati condotti i rinoceronti
neri per meglio proteggerli e dove si spera possano ricostruire una comunità
più numerosa. La zona può essere tranquillamente visitata dai turisti. Gli
elefanti invece sembrano non correre più troppo pericolo per la loro
sopravvivenza.
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Un branco di Elefanti a spasso nella savana |
Il Parco protetto attira la presenza anche di altri animali:
nei mesi di ottobre e novembre scendono a terra per abbeverarsi nei laghetti,
stormi di uccelli migratori provenienti dalla Russia. Sono stormi infiniti di
anatre e di cicogne che si fermano per vari giorni a riposarsi. La terra sembra
diventata un paradiso terrestre ed è decisamente emozionante!
Le regole all’interno del parco sono molto severe e dettate
dall’esigenza di non disturbare assolutamente gli animali, oltre che a
salvaguardare se stessi. Una delle regole da rispettare è quella del divieto
assoluto di abbandonare la pista; gli animali sono ovunque e possono essere un
pericolo per noi, come noi possiamo esserlo per loro nel momento in cui li
spaventiamo. La presenza delle guide è determinante per la sicurezza del
turista e della fauna stanziale.
(Tutte le foto sono di Graziano e Daniela Lenci)
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