Cape Agulhas (34°50′00″S 19°59′60″E)




Capo Agulhas è l'estremità più meridionale del continente africano. Secondo alcuni, il nome del luogo deriva dal Portoghese  "aghi"  e si riferisce probabilmente agli aghi delle bussole delle navi, che pur essendo fortemente disturbati dalle correnti magnetiche in gran parte presenti nelle  zone circostanti, ad Agulhas puntavano esattamente verso il nord geografico. Oggi invece, a causa dello spostamento dei poli magnetici, si osserva una discrepanza di circa 24°. Secondo altre fonti, il termine "aghi" potrebbe invece  riferirsi ai numerosi scogli presenti sulla frastagliata costa che costituiscono un grande pericolo per la navigazione. Intorno al capo si estende il Parco nazionale Agulhas, sorto nel 1998.


Capo Agulhas si trova a 170 km a sudest di Città del Capo. E’ un tratto di costa brulla, rocciosa e poco appariscente, dove se non fosse per un cippo che segna il punto preciso, non si sarebbe in grado di riconoscere quale roccia sia esattamente quella più a sud, poiché la curvatura della costa è molto graduale. Le rocce che costituiscono il capo sono il prolungamento del sistema roccioso a cui appartiene anche la Table Mountain. La vegetazione è quella tipica del Cape Floral Kingdom, una sorta di macchia mediterranea detta fynbos.


Il cippo che indica il punto più a su l continente africano e il punto d'incontro dei due oceani.




L'Organizzazione idrografica internazionale considera capo Agulhas l'estremo della linea di confine ufficiale che divide l'oceano Indiano dall'oceano Atlantico. Qui s'incontrano  le acque degli oceani Atlantico e Indiano. Qui si scontrano  le correnti di Agulhas (calda, proveniente dall'Indiano) e di Benguela (fredda, proveniente dall'Atlantico). La corrente di Agulhas, con una temperatura di circa 20°, proviene dalla costa orientale dell'Africa; procede a circa 16-40 km al giorno, è larga 250 km ed ha una portata complessiva di 15 milioni di metri cubi d'acqua al secondo, Le sue acque temperate, abbondano di plancton. La Benguela è più potente, conduce oltre 80 milioni di metri cubi d'acqua al secondo, e moltissimi pesci. Dopo l'incontro con la Benguela, l'Agulhas ripiega verso est e, mentre compie questo movimento, forma ampi flussi circolari (detti "anelli di Agulhas") che scorrono nell'Atlantico meridionale, portando enormi quantità di calore e di sale nell'oceano confinante. Questo meccanismo è uno degli elementi chiave del sistema di circolazione termoalina del pianeta.



 A causa dello scontro delle correnti, le acque di fronte al capo tendono a essere agitate e violente, soprattutto in inverno, con onde anomale che possono raggiungere i 30 metri di altezza. Inoltre, spesso, i venti battono la costa ad una velocità di 120 – 150 km/h. e non sono rari, proveniente dall’Antartide,  gli iceberg alla deriva. Cooranga, Elise, European, Federal Lakes, Geortyrder, Gouritz e Gwendola sono solo alcune delle innumerevoli navi affondate dalla violenza del mare di Agulhas. La zona è ricca di relitti tanto che nelle vicinanze, nella cittadina di Bredasdorp,  è sorto un interessante museo sui naufragi: il  "Bredasdorp Shipwreck Museum".

Le onde del mare che battono incessantemente la costa


Come aiuto ai naviganti, sull'estremo lembo di terra del capo fu costruito nel 1848 un faro, il secondo più antico fra quelli ancora funzionanti in Sudafrica. Dal faro, lungo un sentiero roccioso, è possibile raggiungere uno dei relitti che testimoniano la pericolosità di queste acque, quello della Meisho Maru.

Il faro di Cape Aghulas


Quando sono calme, le acque vicino alla costa di Agulhas sono una delle migliori zone di pesca del Sudafrica. Vengono chiamate Agulhas Bank e hanno una profondità inferiore ai 100 metri. Solo a 250 chilometri dalla costa il fondale inizia a diventare più profondo. Qui, al confine della Piattaforma continentale, la profondità marina varia da circa 200 m a più di 4.000.


A differenza di capo Horn (il suo omologo sudamericano), il clima in questa zona è mite: la zona del capo Agulhas presenta un clima mediterraneo con secche e calde estati e freddi e umidi inverni.

(Tutte le foto sono di Graziano e Daniela Lenci)

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