Tailandia: “Le Donne-Giraffa”


Nel cuore di impervie montagne ricoperte dalla giungla lussureggiante, nel nord della Tailandia, dove nascono spontanee le "stelle di natale",  sorgono alcuni campi per rifugiati dell'etnia Karen, una minoranza proveniente dalla vicina Birmania.






Durante la dominazione  coloniale inglese, i Karen riuscirono a mantenere un proprio stato autonomo composto da diversi principati feudali. Nel 1948, quando alla Birmania venne concessa l'indipendenza, varie tribù montane non accettarono il nuovo ordine politico basato su una cattiva combinazione di socialismo, isolazionismo e buddismo e diedero inizio ad una rivolta contro il governo centrale.

L'Esercito di Liberazione Nazionale dei Karen, che da allora si batte contro l'occupazione della loro regione, conduce una guerriglia volta a mantenere il controllo di una striscia di circa 640 chilometri lungo la regione montagnosa che funge da frontiera con la Thailandia. Dal 1984 ad oggi, il sanguinoso conflitto ha indotto oltre 70.000 Karen ad attraversare la giungla e a varcare i confini cercando rifugio nella territorio thailandese. Qui, raccolti nei campi profughi, hanno potuto trovare un po' di pace al prezzo dei quotidiani problemi di sussistenza che affliggono i rifugiati.



Le antiche leggende narrano che i Karen giunsero in Birmania circa 4500 anni fa provenienti da una leggendaria terra chiamata Thibi Kawbi, che si ritiene possa essere individuata tra il Tibet ed il deserto del Gobi.

Il popolo dei Padaung, una minoranza  dei Karen che vive nella remota regione montana dello stato Kayan, è una tra le etnie più misteriose e affascinanti dell'intero Oriente. Il nome padung  in lingua Birmana significa "lungo collo". Questa tribù è divenuta oggetto di un "turismo etnico" a causa proprio di una singolare usanza dalle sue donne, per la quale è stato coniato l'appellativo di donne-giraffa. 



Un'antichissima tradizione non ancora del tutto abbandonata, vuole che esse debbano avvolgere attorno al collo una lunga e pesante spirale d'ottone.
Già all'età di cinque anni, nel corso della "cerimonia del plenilunio", alle bambine vengono applicate spirali d'ottone alle braccia e alle caviglie, quindi vengono sottoposte ad un vigoroso massaggio per stirare i muscoli del collo dopodiché vengono fatti loro indossare i collari attorno alla gola. Questo rito di iniziazione segna per sempre la vita delle future donne. Nella tradizione di questo popolo il monile non solo conferisce agli occhi dei membri della tribù un particolare fascino a chi lo indossa, ma anche prestigio sociale e morale. Senza di esso la tradizione rendeva improponibile sia il matrimonio che la maternità e irrealizzabile l'affermazione personale.



Si narra che in un tempo lontano i Padaung vivessero nella lussuria e nei piaceri. I Nat, gli spiriti della locale credenza popolare, indispettiti da questo comportamento superficiale e indolente decisero di punirli aizzando feroci tigri contro le loro donne. Gli uomini preoccupati dal rischio di perdere le proprie amate, seguendo i consigli di un vecchio saggio, decisero di utilizzare grossi fili d'oro per fabbricare spirali con le quali proteggere il collo e gli arti delle donne dai morsi dei felini. Da allora le donne, pur utilizzando un metallo meno prezioso dell'oro, non abbandonarono più quell'usanza che anzi venne adottata come simbolo di seduzione e fedeltà.



Purtroppo questa antica usanza causa, con il passare degli anni, una deformazione irreparabile del collo e della cassa toracica al punto che, se il collare venisse tolto,  queste donne morirebbero soffocate poiché  i muscoli atrofizzati del collo non sarebbero più in grado di sostenere il peso della testa e questa, collassando, bloccherebbe loro la respirazione.

Si stima che oggi  la popolazione karen sia di circa 7000 membri.  Il buon senso vorrebbe che questa usanza, anche se antichissima, fosse oggi abbandonata a causa dei gravi danni fisici che provoca . Ma questo non ha importanza per la maggior parte degli operatori turistici che giornalmente veicolano in questi villaggi centinaia di turisti amanti di tutto ciò che è esotico traendone un notevole introito economico .

A lungo sono stato indeciso circa la pubblicazione delle foto perchè mi rendo conto che qui di tradizionale ormai non è rimasto niente. Questa povera gente vive in quella maniera solo ed e esclusivamente a beneficio del turismo.

Mi scuso in anticipo se offendo la sensibilità di qualcuno e capiscop perfettamente la sua eventuale reazione negativa.



(foto Graziano e Daniela Lenci)


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