SXM: Il paradiso degli Spotters (N 18° 4' 57" - W 63° 3' 8")
Gli “Spotters” sanno già di cosa sto parlando mentre per gli
altri, forse è meglio che cominci spiegando loro chi sono gli Spotters.
Con il termine Spotters, si identificano gli appassionati di
fotografia specializzati in decolli ed atterraggi di aerei di qualunque tipo.
Gli Spotters possono essere visti all’opera lungo le reti di recinzione che
circondano gli aereoporti, armati di macchine fotografiche equipaggiate con
ottiche a campo lungo e walkie-tralkie che intercettano le comunicazioni tra le
aeromobili in arrivo e la torre di controllo, per essere sempre informati dei
tempi di attesa tra uno scatto e l’altro e per identificare in anticipo
l’aeromobile in arrivo.
SXM è invece il codice IATA (International Air Trasport
Association) che identifica l’aeroporto internazionale Princess Julianna di
Sint-Maarten, nelle Antille Olandesi.
La pista di atterraggio come la vede il pilota |
L'Aeroporto
Internazionale , per via della sua pista di ridotte dimensioni e della sua
posizione, stretto tra una montagna e l'Oceano Atlantico, è esso stesso
un'attrazione turistica: appassionati di
fotografia aerea o semplici curiosi si radunano a Maho Beach, la spiaggia sita
ad una delle estremità della pista, ove è possibile vedere passare a bassissima
quota aerei di varie dimensioni (anche Boeing 747) in arrivo o in partenza.
Un Jumbo Air France in atterraggio |
Sint-Maarten, in Francese Saint-Martin, è un'isola situata a circa 240 km di distanza da Porto
Rico, che rientra nel gruppo delle Isole Sopravento nelle Piccole Antille. Con
una superficie di 87 km², è la più piccola isola abitata a essere divisa fra
due stati diversi:
la parte meridionale, nota come Sint Maarten, apparteneva al
Regno dei Paesi Bassi e faceva parte delle Antille Olandesi mentre la parte
settentrionale, faceva invece parte dei possedimenti oltremare Francesi. Ancora
oggi, l’isola ha due capitali: Marigot per la parte Franchese e Philipsburg per
la parte Olandese.
L'11 novembre 1493, Cristoforo Colombo, durante il suo
secondo viaggio nelle Americhe, avvistata l'isola, la battezzò Isla de San
Martín per onorare la ricorrenza di San Martino di Tours. Tuttavia, anche se
rivendicata immediatamente come territorio spagnolo, Colombo non vi sbarcò, e
per la Spagna
la colonizzazione dell'isola rimase una bassa priorità.
Le forze spagnole strapparono il controllo dell'isola agli
olandesi nel 1633, deportando tutti i coloni. A Point Blanche fu costruito un
forte spagnolo. Nonostante vari tentativi per riconquistare Saint Martin, gli
olandesi fallirono ripetutamente. Quindici anni dopo la conquista spagnola, la Guerra degli Ottant'anni
terminò. Dal momento che non avevano più necessità di una base nei Caraibi e
Saint Martin generava a malapena profitti economici, gli spagnoli persero
interesse alla difesa del territorio e nel 1648 abbandonarono l'isola.
Con Saint Martin di nuovo libera, sia gli olandesi che i
francesi colsero al volo l'occasione per ristabilire i loro insediamenti.
Coloni olandesi giunsero da Sint Eustatius, mentre i francesi arrivarono da
Saint Kitts. Dopo qualche conflitto iniziale, entrambe le parti si resero conto
che nessuna delle due avrebbe ceduto facilmente. Preferendo evitare una guerra
totale, le due nazioni firmarono il Trattato di Concordia del 1648 che divideva
l'isola in due. A dispetto del trattato, i rapporti tra le due parti non furono
sempre cordiali. Tra il 1648 e il 1816, vari conflitti spostarono le frontiere
per ben sedici volte.
Anche se gli spagnoli erano stati i primi ad importare
schiavi per l'isola, il loro numero all'epoca era ancora ridotto. Con le nuove
coltivazioni del cotone, del tabacco e dello zucchero, una imponente massa di
schiavi fu quindi introdotta sull'isola per lavorare nelle piantagioni. La
popolazione degli schiavi crebbe rapidamente, superando di molto quella dei
proprietari terrieri. Sottoposti a trattamenti crudeli, gli schiavi fecero
esplodere tumulti e ribellioni. Il loro numero schiacciante rendeva impossibile
ignorare il fenomeno. Il 12 luglio 1848, la schiavitù fu infine abolita nella
parte francese. Gli olandesi seguirono l'esempio quindici anni dopo.
Dopo l'abolizione della schiavitù, l'economia legata alle
piantagioni crollò e il benessere dell'isola ne soffrì gravemente. Nel 1939,
Saint Martin ricevette un notevole impulso quando fu dichiarata porto franco.
Nel 1994, Olandesi e Francesi hanno firmato un trattato sul controllo congiunto delle frontiere .
Dopo qualche ritardo, il trattato è stato ratificato nel novembre 2006 nei
Paesi Bassi, e successivamente è entrato in vigore il 1º agosto 2007.
Attualmente, il turismo fornisce la spina dorsale dell'economia per entrambi i
lati dell'isola.
La parte olandese di St. Martin è nota per la sua vita
notturna, le spiagge, i casinò, le gioiellerie duty-free e le bevande esotiche
a base di rum. La parte francese è conosciuta invece per le sue spiagge per
nudisti, lo shopping (compresi i mercati all'aperto) e la ricca cucina francese
e creola dei Caraibi. L'inglese è la lingua più comunemente parlata, ma esiste
anche un dialetto locale.
Gli appassionati di fotografia aerea o semplici
curiosi si radunano giornalmente a Maho Beach, la spiaggia sita ad una delle estremità della
pista, ove è possibile vedere passare a bassissima quota aerei di varie
dimensioni (finanche Boeing 747) in arrivo o in partenza.
Il cartello che avverte del pericolo di essere spazzati via dalla potenza dei motori degli aerei al decollo |
L'effetto del decollo di un aereo sulla spiaggia che confina con la pista |
(tutte le foto sono state reperite sul web)
Commenti
Posta un commento