La Serenissima Repubblica di San Marino (N 43° 56' 32" - E 12° 27' 28")
E’ uno Stato situato nel centro-nord della penisola italica,
al confine tra le regioni Emilia-Romagna (Provincia di Rimini) e Marche
(Provincia di Pesaro e Urbino); pur essendo situato in prossimità della costa
Adriatica, è senza sbocco al mare.
Le monete emessa dalla zecca Sanmarinere |
A partire dal 2008 il centro storico della Città di San
Marino e il monte Titano sono stati inseriti dall'UNESCO tra i patrimoni
dell'umanità in quanto "testimonianza della continuità di una repubblica
libera fin dal 13° secolo".
Il palazzo del Governo |
La leggenda narra che, all’epoca degli imperatori romani
Diocleziano e Massimiano, quando la persecuzione contro i Cristiani e la loro
religione era al culmine, la città di Rimini venne completamente distrutta
dalla flotta di Demostene, re dei Liburni. Nel 257 circa i due imperatori
decisero di ricostruire tale città;
perciò assunsero tecnici ed operai di tutte le nazionalità per
lavorarvi.
Tra il personale che si trasferì a Rimini a tale scopo,
arrivarono dalla Dalmazia anche parecchi tagliapietre, tra cui Leo e Marino, uomini
dotati di eccezionali virtù e qualità morali.
Dopo qualche tempo venne dato ordine agli scalpellini di
salire sul Monte Titano per procacciare pietra con cui edificare le mura di
Rimini. Vi andarono anche Leo e Marino e vi rimasero tre anni interi impegnati
in un lavoro durissimo.
Una delle scenografiche rocche |
Passato questo periodo, Leo si ritirò sul Monte Feretro dove
si costruì una celletta e dedicò un piccolo oratorio a Dio. Marino, invece,
ritornò a Rimini per continuare i suoi lavori che furono così ben fatti e
celeri da creargli fama ovunque. Egli poi visse più di dodici anni in questa
città, predicando il Vangelo e combattendo l’idolatria. Suscitò così le ire del
diavolo che inviò dalla Dalmazia una donna malvagia la quale, dichiarandosi sua
moglie, doveva provocarlo e indurlo in tentazione per farlo cadere in disgrazia
presso gli abitanti della città.
Così la donna fece, ma Marino, che dichiarò fermamente di
non essere sposato e di non aver nulla a che fare con lei, si allontanò per
nascondersi ai piedi del Monte Titano, rifugiandosi sotto una roccia
ghiacciata, sottoponendosi a tutte le privazioni, ed avendo come compagnia solo
le urla spaventose di bestie feroci che popolavano quella zona impervia ed
ostile.
Dopo dodici mesi, però, Marino venne scoperto casualmente da
alcuni guardiani di suini che subito divulgarono ovunque la notizia. Lo venne
naturalmente a sapere anche la presunta moglie di Marino che subito si recò
presso il suo nascondiglio per tormentarlo ancora. Alla sua vista il Santo si
barricò nel suo rifugio per sei giorni e sei notti, digiunando e pregando,
finché la donna non si decise a rinunciare ai suoi propositi e se ne andò per
sempre.
Marino decise comunque di spostarsi dal suo ricovero, ormai
conosciuto, per trovarsene un altro dove poter continuare a lavorare e pregare
in pace. Si arrampicò per tale motivo fino in cima al Titano dove dapprima si
edificò una celletta, poi una piccola chiesa che dedicò all’apostolo San
Pietro.
Questo fatto non fu gradito a Verissimo, figlio di una
nobile vedova di nome Felicissima, proprietaria delle terre dove si era
ritirato Marino. Egli cercò il litigio col Santo per poterlo scacciare, ma
cadde all’improvviso paralizzato nelle braccia e nelle gambe, diventando anche
muto. Trasportato a casa dalla madre, questa gli chiese cosa fosse accaduto e
se la sua improvvisa malattia potesse dipendere da qualche sgarbo fatto al
sant’uomo che sapeva essersi rifugiato sulle sue terre. Verissimo dovette
ammetterlo, per cui Felicissima si recò da Marino per implorarlo ad aiutare il
suo disgraziatissimo figlio. Come ricompensa gli avrebbe concesso qualunque
cosa.
La cabinovia; un mezzo alternativo per l'accesso al centro storico |
Marino le disse che egli non desiderava altro che la loro
conversione ed il loro battesimo, oltre ad un lembo di monte dove poter essere
sepolto. La vedova rispose che avrebbe concesso a Marino ed ai suoi discendenti
molto più del richiesto: gli avrebbe donato tutto il monte ed il suo
circondario per sempre. Detto questo, la paralisi di Verissimo scomparve così
come era sopraggiunta; la donna e tutti i suoi familiari, in tutto 53 persone,
si convertirono subito al Cristianesimo.
Nello stesso periodo era giunto a Rimini il vescovo San
Gaudenzio per convertire al Cristianesimo i suoi abitanti e quelli della zona.
Venendo a conoscenza della fama benigna di Leo e Marino, egli li chiamò a sé
per nominare Leo sacerdote e Marino diacono. Ritornando sul Titano, Marino, che
nei suoi lavori giornalieri si faceva di solito aiutare da un umile asinello,
ebbe la triste sorpresa di trovare un ferocissimo orso all’interno del suo orto
che aveva ucciso e divorato il suo fedele compagno di lavoro. Subito ordinò
all’orso di sostituire l’asino e questo, divenuto improvvisamente docile e
mansueto, cominciò a sbrigare i lavori che il Santo gli imponeva.
Marino visse poi sempre sul monte ; qui morì il 3 settembre
di un anno imprecisato. Venne sepolto all’interno della chiesa da lui
edificata.
(foto Graziano e Daniela Lenci)
Commenti
Posta un commento